Dal “De Officiis, III, 5 di Marco Tullio Cicerone

a cura del Dr. Prof. Gen. Salvatore Santo Gallo

In verità, che ciascun uomo preferisca acquistar per sé anziché per altri ciò che serve ai bisogni della vita, è cosa perfettamente legittima e naturale; solo che la natura non tollera assolutamente che noi accresciamo le nostre sostanze, i nostri agi e la nostra potenza con le spoglie degli altri. E invero, non solo le leggi di natura, cioè il diritto delle genti, ma anche le leggi dei vari popoli, su le quali si fonda la costituzione dei singoli Stati, stabiliscono allo stesso modo il principio che non è lecito nuocere ad altri per provvedere al proprio vantaggio. A questo mirano e questo vogliono le leggi positive: che la convivenza civile si mantenga intatta e salda; e puniscono di multe, di carcere, d’esilio, di morte coloro che tentano di spezzarla. Anzi, questo principio trova una ancor più valida conferma nella ragione universale, che è legge divina e umana: chi a questa legge obbedisce di buon grado (e obbediranno tutti coloro che vorranno vivere secondo natura), non avrà mai tanto ardire da stender la mano verso le cose altrui e da appropriarsi ciò che avrà tolto ad altri.