Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio – Lettera 33

a cura del Dr. Prof. Gen. Salvatore Santo Gallo

… Per un uomo già avanzato sicuramente negli studi è cosa vergognosa l’andar a caccia di fioretti e cercar appoggio in pochissime espressioni e notizie comuni, e trincerarsi sulla memoria; egli deve ormai appoggiarsi unicamente a se stesso; anziché ricordare, dica di suo; perché è cosa indecorosa per uno già vecchio o che vede avanzar la vecchiaia, esser savio sulla scorta del taccuino. “Lo ha detto Zenone”; e tu che dici? “Lo ha detto Cleante”; e tu che dici? Fino a quando fai conto di muoverti ad arbitrio di un altro? esercita il tuo stesso arbitrio, e di’ qualche cosa che abbia l’onore di essere ricordato, che venga da te. Pertanto io credo che costoro, che non sono mai autori, ma sono sempre interpreti, protetti sotto l’ombra altrui, non abbiano nulla di buono, non osando mai di mettere una buona volta in atto ciò che a lungo hanno studiato. Hanno esercitato la memoria nelle cose degli altri; altro è ricordare, altro è sapere. Ricordare è custodire una cosa affidata alla memoria: per conto, sapere è un far tutto suo e non star lì sospeso davanti al modello, e non guardar sempre al maestro.