(Dal volume “Un’altra Calabria” edito a cura della Camera di Commercio di Catanzaro)

a cura del Dr. Prof. Gen. Salvatore Santo Gallo

Mi viene alla mente, a questo riguardo, un’esperienza diretta vissuta al confine italo – elvetico quando, sopratutto nella zona del comasco, fioriva un’intensa attività contrabbandiera. Avendo saputo da un confidente del probabile passaggio di una squadra di “spalloni”, durante le ore notturne, attraverso la linea di confine, avevo disposto un accurato, capillare servizio di vigilanza lungo i piccoli sentieri che dalle alture portavano a valle. Più precisamente avevo messo a guardia di ciascuno di detti sentieri un finanziere con l’ordine di sdraiarsi in prossimità del solco tracciato sul terreno dai frequenti passaggi dei contrabbandieri e di restarvi in assoluta immobilità fino all’alba. Tra i militari impiegati nell’appostamento figurava anche un giovane calabrese giunto al reparto da poche settimane, dopo avere frequentato l’apposito corso di formazione presso la Legione allievi. Anche lui, come tutti i suoi colleghi, aveva intrapreso il servizio all’ora stabilita occupando la posizione assegnatagli. Al termine del servizio, tuttavia, non si era presentato al luogo del raduno convenuto. Infatti, poiché nel corso della notte si era abbattuto sulla zona un acquazzone che aveva allagato tutti i sentieri, avevo disposto il rientro dei militari. All’appello mancava il finanziere calabrese e quando con alcuni dei suoi colleghi mi portai sul luogo che gli avevo assegnato per l’appostamento, lo trovai ancora lungo il sentiero inondato, coperto dall’acqua che cadeva a catinelle, con il solo capo fuori dalla fanghiglia. A quella vista non potei fare a meno di riprenderlo, sia pure in tono affettuoso: quel calabrese “testone” aveva sua sponte deciso di permanere nella posizione assegnatagli, incurante e dell’imprevisto quanto violento temporale e dell’ordine di rientro che gli era stato impartito. Quando gli domandai la ragione del suo singolare comportamento, egli semplicemente rispose: “Mi scusi signor tenente se le ho dato pensiero: facevo il mio dovere di finanziere!”.