Signor Presidente
Autorità
Colleghi
Signore e Signori

Consentitemi innanzitutto di porgere a tutti voi il saluto del nostro Presidente Dr. Emilio Quaranta e dei componenti la Giunta Nazionale della GUGIT – Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari.

Io credo che, se oggi la funzione giurisdizionale delle Commissioni Tributarie, ai vari livelli, abbia conquistato stima e prestigio ma soprattutto una riconosciuta efficienza nella tempestività dei giudizi e nella loro accettazione, con conseguente irrilevanza degli appelli ad ulteriori gradi di giudizio, una parte del merito vada anche a tutte le varie associazioni dei giudici tributari.

Senza il loro prezioso lavoro ed impegno sia in ordine alla formazione, su cui in seguitò però debbo fare alcune amene considerazioni, sia in ordine alle rivendicazioni per le quali si sono spese, la nostra giustizia tributaria non sarebbe agli attuali livelli.

E’ pur vero però che, purtroppo, tante aspettative sono rimaste deluse, soprattutto quelle avanzate dai giudici tributari LAICI che, pur costituendo una forte maggioranza all’interno della categoria, subisce, in gran parte inconsapevolmente, ma in alcuni casi anche consapevolmente, la migliore organizzazione dei giudici togati ed il loro incontestabile appeal unitamente ad una non accettabile sudditanza psicologica. Dispiace dover constatare che fin quando queste rimangono le condizioni, fin quando cioè i giudici laici non riusciranno ad organizzarsi seriamente, non ci saranno cambiamenti e ci si trascinerà stancamente mugugnando, ma senza soluzioni.

Del resto fino a quando anche il Parlamento non prenderà coscienza della necessità di riforme serie, su rivendicazioni ormai straripetute come:

  • la questione della pari dignità dei giudici, una parità che deve essere valutata in merito all’esperienza e alla competenza sulle materie fiscali e tributarie, un parità che deve necessariamente passare per l’assegnazione di incarichi direttivi e semi direttivi, perché nonostante la legge sia cambiata e quindi non vi sia più alcuna preclusione legislativa, questi incarichi sono ancora di “riservato dominio”;
  • il trattamento economico, che ricordo essere assolutamente inadeguato, se si pensa che il compenso mensile per la quasi maggioranza dei giudici tributari si attesta intorno ad una media di 250 euro netti, con cui poi i giudici tributari si debbono anche il più delle volte pagare la formazione;
  • l’indipendenza funzionale ed amministrativa;
  • l’indennità giudiziaria;
  • il funzionamento dei collegi;
  • l’adeguamento degli organici: – sia dei giudici, – sia del personale amministrativo con un nuovo ruolo per il personale amministrativo che in una logica di terzietà non può continuare ad essere, al pari dei giudici tributari, sul libro paga di una delle parti coinvolte nel processo tributario, che è : “il Ministero dell’Economia e Finanze”.

Forse varrebbe la pena che il nostro Consiglio di Presidenza, egregiamente presieduto dalla collega laica Daniela Gobbi, profondesse parte delle sue energie, non solo per definire, una per tutte, la questione delle incompatibilità dei giudici tributari laici, ma anche per la definitiva soluzione di questo “goldoniano” problema tutto italiano, dove Arlecchino resta comunque e sempre servo di due padroni!

Ma vi sono poi anche nuove proposte che andrebbero prese in considerazioni come, ad esempio quella relativa all’inserimento dei giudici togati negli organici della giustizia tributaria solo al termine della loro carriera ordinaria, per non sottrarli ai loro gravosi e numerosi impegni ordinari che spesso incidono sulla dovuta attenzione e dedizione necessarie per una sempre maggiore efficacia della Giustizia tributaria.

La necessità improrogabile di una norma costituzionale che tuteli questa giurisdizione che ha, nonostante quanto sin qui riportato, il primato della efficienza.

L’assordante silenzio sulle nostre rivendicazioni per una riforma della Giustizia Tributaria è, e rimane clamoroso, soprattutto se si constata che ancora una volta, alle ultime elezioni per il Consiglio di Presidenza, sono stati premiati coloro che hanno potuto godere di iniziative clamorose e ambiguamente dispendiose, ponendo seriamente il problema della rappresentanza in tutta la sua macroscopica evidenza.

Cari colleghi laici, non possiamo certo rimuginare contro il nostro status se poi alle elezioni fa pregio la cieca accettazione delle sestine organizzate per il mantenimento dei soliti centri di potere, o rispondendo con preoccupante astensionismo e con la più assoluta disattenzione sui programmi e sulla credibilità di chi poi deve concretizzarli. Si impone dopo quest’ultima esperienza una radicale riforma del sistema elettorale del Consiglio di Presidenza, fondandolo sulla preferenza unica, se si vuole uscire da una logica di occupazione del potere garantito dal controllo delle sestine.

Se la situazione è questa e fino a quando i giudici tributari continueranno a farsi complici di un tale disegno le speranze di una Giustizia Tributaria diversa sono veramente poche.

Di fronte al più preoccupante disimpegno di colleghi, in taluni casi perfino ignari dell’evento elettorale, come è stato possibile constatare in campagna elettorale, sentiamo il dovere di scuotere tutti i colleghi per una maggiore vigilanza ed una più cosciente e consapevole partecipazione alle vicende che riguardano l’organizzazione della Giustizia Tributaria.

Non si comprende, infatti, come anche le istituzioni, nonostante le continue sollecitazioni, continuino gattopardescamente a tergiversare quasi più preoccupate a mantenere uno status quo sul quale per altro non mancano di esprimere soltanto strumentali preoccupazioni.

La categoria in queste condizioni, cari colleghi laici, è destinata a soffrire maggiormente e a lungo, se tutti i componenti del nuovo Organo di governo della G.T. provengono da una unica organizzazione, che approfittando dell’attuale sistema elettorale, ha saputo imporre il proprio dictat.

Ai colleghi delusi non rimane se non l’amara constatazione che più che l’impegno ed i programmi conta l’organizzazione elitaria e la conquista del consenso sfruttando meccanismi quantomeno discutibili.

La C.U.G.I.T. comunque vuole ancora credere che non tutto è perduto, che lo scontento reale che agita tanti colleghi possa ancora essere stimolo per continuare e per questo è ancora qui presente per invitare tutti i colleghi a riflettere e a mobilitarsi disposti come siamo a raccogliere le loro istanze e dargli voce nel superiore interesse di una Giustizia Tributaria che sappia coniugare l’interesse dello Stato e quello dei cittadini ai quali è doveroso garantire una organizzazione efficiente ed imparziale.

La responsabilità passa dunque tutta sul nostro singolo e personale impegno e noi della C.U.G.I.T. vogliamo farcene carico se i colleghi, con le loro adesioni, lo riterranno opportuno.

Con questo auspicio, rinnoviamo ai colleghi tutti, l’ invito ad iscriversi alla Confederazione Unitaria dei Giudici Italiani Tributari che sola, sin dal 1994, rifiutando ammiccanti promesse, ha saputo, strenuamente e con immutata coerenza e pertinenza, difendere e ricercare la positiva crescita della Giustizia Tributaria e lo status dei suoi magistrati secondo i principi statutari che ne hanno giustificato la nascita.

Grazie