Intervento del Comm. Enzo Viganò
Presidente il Comitato scientifico di Tribuna Finanziaria
Il cordiale saluto non è solo l’espressione di benvenuto a voi tutti, ma anche atto doveroso per il più vivo ringraziamento a voi per aver accolto l’invito degli organizzatori a questo incontro,ad essere così insieme per alcune riflessioni sul crescere civile della società.
Il significato del presente convegno sta nella parola Servizio che in senso politico ed etimologico si accompagna alla parola per qualificare una specifica attività.
Ed allora, Servizio pubblico è qualsiasi prestazione fornita da un ente pubblico, direttamente o mediante la concessione o l’appalto ad un’impresa privata, che miri a soddisfare una esigenza della collettività nei suoi aspetti materiali, culturali e sociali.
E’, comunque, la “struttura” che eroga la prestazione che in tal senso emblemizza, poi, il modello organizzativo con la relativa attività.
Nella nostra amministrazione pubblica, il disegno innovatore non ha ancora sostituito nel suo complesso la cosiddetta “forza d’inerzia”, carente sul piano dell’efficienza e dell’efficacia in ordine ad una reale coordinazione.
Il nostro “ordinamento dei servizi centrali” – si sosteneva già nel lontano 1919 – dava ed offre tuttora l’impressione della mancanza di un unica fonte direttiva e di una unità di comando e di indirizzo e, come tale carica di fattori di squilibrio nella gestione e, sovente, di deresponsabilizzazione.
Ed ecco la ragion d’essere di questo incontro, filo conduttore dei “principi” intesi come abbandono definitivo del concetto di “amministrazione – autorità” a favore di una “amministrazione – servizio”, peraltro, esplicitamente indicato nella Carta Costituzionale ed ora sempre più richiesto dal cittadino in quanto coscienza civile proveniente da oltre 50 anni di vita democratica.
Tale principio, si evince dall’art. 98 della Costituzione per cui “i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione” e dall’art. 28 sulla responsabilità dei pubblici dipendenti dello Stato e, più in generale, nell’ambito dei doveri di solidarietà e dei principi di uguaglianza, nonché nel dovere contributivo relativamente alla spesa pubblica.
In uno stato ad alto tasso di democraticità, il principio ispiratore, che deve informare ogni amministrazione, deve essere quello del “buon andamento” e della imparzialità”.
In sostanza al principio di cavouriana memoria in atto nei dicasteri in materia di responsabilità ai Ministri va sostituito un tipo di ministero corredato da precisi poli di riferimento: la norma, l’indirizzo politico, l’efficienza funzionale, il servizio al cittadino.
Le esperienze di questi ultimi anni non sono del tutto soddisfacenti e la pubblica amministrazione evidenzia un’immagine non entusiasmante.
E se è vero che l’”amministrazione – autorità”, forte nei conati, debole negli atti, è nella storia come negazione della crescita civile della società, è altrettanto vero che l’amministrazione – servizio, in quanto non autorevole, è in affanno per le sacche di negatività non è per l’incapacità di dare tempestive e adeguate risposte al cittadino.
Non è questa la sede per passare in rassegna le “nebbie” dei disservizi endemici dell’area pubblica, in quanto ognuno ne può rilevare l’asmatica operatività.
Ma è questa, comunque, occasione per un richiamo su alcune istanze fortemente avvertite dalla collettività per la loro attualità, importanza e caratterizzazione del servizio coinvolgenti anche la comunità monzese.
Alludo, quindi, al territorio dei 63 comuni brianzoli con una popolazione di ben 1.200.000. abitanti, caratterizzato da dimensioni ed intensità socio – economico di cui l’Associazione Industriali di Monza e Brianza, peraltro, il più antico sodalizio imprenditoriale italiano, è viva espressione di rappresentanza, al pari del secondo ufficio IVA di Milano con sede in Monza con i suoi 105.000 soggetti d’imposta ed un introito di oltre 2700 miliardi annui, dei tre uffici del Registro, Desio, Monza, Vimercate, rispettivamente con 57.200, 62.500, 11.000 atti pubblici, privati, giudiziari (quindi con oltre 130.000 atti di cui 45.000 denunce di successione INVIM ) e dei 3 uffici delle imposte dirette di Desio, Monza, Vimercate con ben 615.000 contribuenti (248.400, 281.000., 85.600 rispettivamente espressi dai succitati uffici).
La vocazione di Monza, pertanto, ad essere sintesi di rappresentanza istituzionale di livello provinciale, appare del tutto giustificata, anche se si osserva il delimitato ambito su ricordato, che si completa con il suo 50,1% di contribuenti.
Ma il quadro di tale vocazione si accentua e si legittima allorquando si considera che nel territorio in questione sono presenti valori culturali, tradizioni ed aneliti comunitari propri quali i trasporti, il lavoro, l’ambiente, la sicurezza, la sanità.
Uno specifico problema in quanto Monza, non capoluogo di provincia, oltre a non avere il proprio ufficio IVA, deriva dall’abolizione della Commissione Tributaria di Primo Grado: da qui, dal 1993 il trasferimento delle 22.000 vertenze in sofferenza alla Commissione Tributaria Provinciale di Milano con il contemporaneo trasferimento di costi, disagi e differimento nel tempo nella risposta alla sete di giustizia tributaria del cittadino.
E questo, è ovvio, non è un servizio al cittadino!
Alla Commissione Provinciale di Milano sono ora giacenti 43.000 vertenze, una sede decentrata a Monza può essere una temporanea soluzione.
I dati di anzi considerati erano e sono eloquenti perché Monza venisse elevata al rango di Provincia ma i partiti tradizionali monzesi degli anni ottanta si sono trascinati in sterili logomachie e nella più sorda ipocrisia sulle “finezze” del comprensorio dell’area metropolitana o del Direttorio, mentre successivamente, le forze politiche cittadine si sono sedute sulla “cyclette” nell’illusione che il loro incedere fosse movimento pur restando ferme, al pari del “nulla” proveniente dalla disinvolta “incursione” dell’amministrazione provinciale di Milano, in concorso con le “fibrillazioni” di taluni comuni “ulivisti” del territorio con la utopistica proposta di autonoma comunità monzese.
Solamente ora la Giunta Comunale Roberto Colombo, unitamente alla Regione Lombardia, ai parlamentari locali (Sen. Mantica, On. Radice) al Comitato Valli ha posto in essere concreti atti per il recupero dei ritardi e la conseguente attuazione di Monza – provincia.
La reciproca collaborazione con l’Ordine dei Commercialisti di Monza mi trascina, poi, a richiamare l’uditorio sull’altra istanza-servizio e cioè a quella sul “pianeta fisco” nel quale il rapporto proprio del cittadino è ancora creditore di diritti e la struttura amministrativa ha da essere convertita in “servizio”.
Allo stato attuale l’organizzazione complessiva è ispirata da forme autoritative, emblemizzata dal caos legislativo, reso ancor più complicato dai meandri di norme e di istruzioni in “fiscalese”, ponendo in essere un cittadino soggetto sia di auto tassazione che di imposizione ed un quadro di rapporti aspri e per nulla aperti.
In sostanza, è un fisco che esalta più un volto “del prelievo” che quello del “servizio”.
E non si esaltano i conati del federalismo fiscale in quanto il Palazzo non ricerca soluzioni tese al rispetto di reciproche autonomie – sovranità con l’unità nazionale e non privilegia, è ovvio, uno Stato rispettoso dei diritti di Libertà e dell’economia di mercato, seppur in presenza dei contenuti di cui all’art. 119 della Costituzione.
Questa norma stabilisce che “le Regioni hanno autonomia finanziaria nelle forme e nei limiti stabilite dalla Leggi della Repubblica che le coordinano con la Finanza dello Stato, delle Province e dei Comuni”.
Il federalismo istituzionale, nel senso lato del termine, sembra essere ora in “frigorifero, quello FISCALE, invece”, si muove nel clima dell’equivoco perché “contrabbanda” apparenti rimedi di decentramento in luogo di procedure in direzione di una finanza centrale di tributi di natura “centrale”, IRPEF, IRPEG, IVA, tassa particolare le imposte sui redditi finanziari, senza particolari addizionali regionali e locali, lasciando agli enti territoriali minori la propria area autonoma riducendo ad una sola incombenza il pagamento per le auto da collegare all’automatismo dell’assicurazione e ad un solo tributo diretto reale per gli immobili urbani.
Il problema è complesso: non si può esaurire con semplici enunciazioni.
L’attuale fisco non può considerarsi al “servizio” del cittadino per le motivazioni in appresso: la ben nota “Tax Payer Assistance” americana è da noi ignorata: al contribuente l’ufficio fiscale riserva solo generiche indicazioni su come compilare la dichiarazione dei redditi e come districarsi in ordine alle sempre nuove istruzioni, sovente in linguaggio “burocratico – fiscalese”, non sempre compresibili anche per l’operatore tributario.
Interpretare infatti le 63 + 23 + 179 = 265 pagine di istruzioni e chiarimenti ministeriali in ben 3 fascicoli emessi in tempi diversi e la scelta tra i 47 + 1 quadri, oltre a quello di base (le famose quattro paginette), è impresa più che “lunare”.
Ed ecco che secondo il Ministero delle Finanze, ben 9 contribuenti su 10 risultano irregolari nelle loro dichiarazioni dei redditi 1997 così come 8 società su 10.
Di conseguenza, si può ben prefigurare quel che accadrà con l’analogo sistema di “semplificazione” per le società di persone dal 1999, e per le società di capitale dal 2000, sarà impresa “siderale”.
B) Gli operatori economici sono in regime di concorrenza ed è evidente la necessità di disporre di servizi efficienti ed in sintonia con gli standard internazionali: snellimento dei rimborsi delle imposte versate più del dovuto, certezza del trattamento tributario indispensabile per le decisioni aziendali, eliminazione delle vecchie prassi e procedure, libertà dalle ossessioni delle scadenze, dal giurisdicismo esasperato, aprendosi sempre più alla gente, all’Europa, al mondo.
C) Studiosi ed esperti indicano che soltanto 16 tributi danno un gettito pari al 97 % delle entrate, così come l’irrazionale distribuzione del personale finanziario (il 21% al nord con il 39% delle entrate tributarie) evidenzia distonie e discrasie dei servizi proprio nelle sedi più importanti sotto il profilo del gettito.
La ridistribuzione della potestà tributaria non può, peraltro, prescindere da finalità di perequazione proprie del federalismo fiscale, dal considerare l’entità delle entrate tributarie che, in termini di cassa, nel 1997, sono state percepite :
- in lire 558.000.000.000 (cinquecento cinquantotto mila miliardi) dallo Stato
- in lire 25.000.000.000 dalle Regioni
- inoltre lire 32.000.000.000 dai Comuni e Province
Per un quadro generale del prelievo della ricchezza va calcolata anche la cosiddetta IRAP che sembra concentrarsi:
- per il 49,5% nel nord ovest
- per il 12,3% nel nord est
- per il 23,8% nel centro
- e solo per il 13,5 % nel sud e nelle isole
A questa endemica situazione non sfuggono le tabelle di raffronto tra le dotazioni organiche del dipartimento delle entrate della Lombardia, previste in 7965 unità e quelle in servizio di solo 4195, ponendo in luce una carenza di ben 3770 unità.
Il secondo ufficio IVA con sede in Monza ha ben 45 unità in meno su 100 in dotazione e gli Uffici del registro di Monza e Desio rispettivamente 30 e 25 carenze organiche su altrettanto rispettive dotazioni di 45 e 49 unità. Non è servizio al cittadino l’attribuzione a Monza di un solo Ufficio Unico delle Entrate anziché due come a Desio e come programmato: voci di corridoi accreditano tale soluzione in forte contrasto anche con la cosiddetta e auspicata “cittadella fiscale”.
E’ altrettanto disservizio ed endemica la risposta alla sete di giustizia proveniente dal contenzioso tributario ove si osservi l’entità dei riscorsi pendenti riassumibili, seppur in presenza del miglioramento verificatosi dall’aprile 1996. E precisamente :
- N. 485.000 presso la Commissione Centrale
- N. 307.000 presso le Commissioni Regionali (ben 92.000 presso la commissione Regionale della Lombardia)
- N. 1.710.000 presso le Commissioni Provinciali
La proposta parlamentare avanzata in sede Bicamerale che voleva la soppressione delle citate commissioni ed il trasferimento del contenzioso alla Giustizia ordinaria era un atto contrario e di vinificazione del patrimonio di dignità, di lavoro e di giustizia, già riconosciuto nelle sedi istituzionali.
La CUGIT e la rivista TF (Tribuna Finanziaria) hanno assunto adeguate iniziative a tutela della realtà giuridica in atto in quanto ben conciliante e ben correlata all’articolo 102 della Costituzione a alla VI disposizione transitoria: in questo senso la loro azione ha avuto successo presso le competenti autorità, al di là del “letargo” della Bicamerale.
Non me voglia il paziente e qualificato auditorio se prima di concludere questa presentazione relativa al filo conduttore dell’odierno incontro mi permetto di ricordare a me stesso, prima, ed a voi l’impegno sociale da me profuso nel sindacalismo autonomo per oltre 35 anni evidenziando anche in questa sede, che l’efficienza e l’efficacia dei servizi tributari passano da una seria e concreta “politica” del personale stante l’atipicità dei servizi medesimi e la prospettiva del federalismo fiscale.
Premiare, infatti, l’alto dirigente per i risultati positivi della gestione sia sul piano culturale che su quello dell’impegno, migliorare, nel contempo, la selezione del personale valorizzandolo fuori dalle strettoie delle qualifiche funzionali, dai sistemi – corsi concorsi – incoraggianti il depauperamento degli uffici del nord e il super affollamento al sud, senza trascurare di analizzare i notevoli impatti sulle procedure e sull’organizzazione dell’amministrazione finanziaria nel momento in cui si realizzasse la massiccia ridistribuzione della potestà tributaria a favore degli enti territoriali minori.
Ed allora nel nostro odierno immaginario collettivo devono trovare spazio le intuizioni e le proposte per sconfiggere il profilo di organo di “spoliazione” attribuita all’anzidetta amministrazione.
Così come deve respingersi, a voce alta e convinta, l’aspetto di “depandance” monzese voluta da forvianti incursioni e da immotivata fibrillazione perché Monza – Provincia non sia più l’auspicio, ma una realtà istituzionale.
Enzo Viganò
Monza 10 ottobre 1998