Giustizia Tributaria: territorio brianzolo

Avv. Stefano Giannuolo

Ufficio studi giuridici della C.U.G.I.T.

L’argomento della giustizia tributaria nel territorio brianzolo coinvolge, allo stesso tempo, entrambi i temi essenziali di questo convegno: mi riferisco, da un lato, al concetto di Amministrazione (aggiungerei anche Giurisdizione) come servizio, e dall’altro, a quello del problema della mancanza dell’Istituzione provinciale per la realtà brianzola.

In effetti il secondo problema coinvolge il primo, nel senso che l’istituzione della Provincia di Monza è ormai da considerarsi essenziale per l’efficacia e l’efficienza dell’Amministrazione della Cosa Pubblica, intesa in senso ampio, comprensiva dell’esercizio delle Pubbliche Potestà e dell’erogazione dei Pubblici servizi, nella realtà locale della Brianza.

La mancanza della Provincia, comporta non solo l’assenza nel territorio Brianzolo di un Ente locale titolare delle competenze in termini di potestà e servizi propri delle province, ma anche la mancanza di organi e uffici statali, la cui distribuzione nel territorio sia disposta in ambito provinciale.

Sotto questo profilo l’anomalia-Monza si è manifestata in modo, ritengo, addirittura eclatante per ciò che riguarda il Giudice Tributario di primo grado. Come si sa, la riforma del processo tributario entrata in funzione nel corso del 1996 ha comportato, tra l’altro, la soppressione delle vecchie Commissioni di 1° e 2° grado e la loro sostituzione con Commissioni Provinciali per la prima istanza, e Regionali per gli appelli. Ciò ha comportato per Monza, che non è capoluogo di provincia, la perdita della Commissione Tributaria di 1° grado, che prima vi risiedeva, con il conseguente confluire della Brianza nell’ambito della competenza territoriale della Commissione Tributaria Provinciale di Milano.

Certo rilievi possono essere mossi agli Esecutivi succedutisi fino al 1996, i quali, pur essendo stati dotati dal legislatore degli strumenti necessari, hanno omesso di introdurre i correttivi alla distribuzione territoriale del nuovo giudice tributario, consistenti nell’istituzione di sezioni staccate dove, come certo nel caso di Monza, la realtà locale lo avesse reso opportuno, il tutto naturalmente prima dell’entrata in funzione delle nuove Commissioni. In effetti, i problemi che si sono venuti a creare sono di non poco conto.

Anche in questo caso la Brianza deve fare i conti con il problema della propria anomalia: ciò che ad altre realtà locali, dotate dell’istituzione provinciale, è dato automaticamente, la Brianza deve conquistarlo e “patteggiarlo” con le autorità centrali.

Mi riferisco, per esempio, all’Istituzione del Secondo Ufficio Iva di Milano, operante a Monza, che rappresenta, insieme all’operatività ed alla rilevanza degli altri Uffici Tributari attivi nel territorio brianzolo, la miglior prova di come questa realtà locale, anche nell’ambito tributario, necessiti di proprie istituzioni distinte da quelle milanesi.

Un’Amministrazione Pubblica al servizio dei cittadini, non può essere quella che fa cadere su di essi, dall’alto, i propri atti e i propri servizi, come se si avesse a che fare (mi si consenta qui il termine un po’ ad effetto) in realtà con dei sudditi. Il cittadino deve poter avere un rapporto il più diretto ed immediato possibile con i soggetti pubblici che si trovino ad incidere sulla sua sfera di interessi: questo vale anche e soprattutto per il Giudice tributario.

Esso è il giudice delle Pubbliche Amministrazioni in materia tributaria e non ha senso che il contribuente possa godere di un rapporto immediato con la controparte pubblica, nella forma di Uffici di notevole rilevanza, dovendo poi far riferimento, per ricorrere al giudice competente per i propri rapporti con tali soggetti, ad un contesto territoriale estraneo a sé, agli stessi Uffici e soprattutto all’ambito socio-economico ove tale rapporto è essenzialmente radicato.

Paradossalmente, proprio quando il processo tributario, ha perso un po’ il suo carattere di processo “a distanza”, avvicinandosi alle forme del processo ordinario civile, Monza e la Brianza hanno perso il proprio Giudice Tributario. In effetti l’orientamento della disciplina tributaria negli ultimi tempi, sembrerebbe ispirato ad un tentativo di recuperare un rapporto diretto tra Fisco e contribuente. Si pensi, per esempio, all’istituto dell’accertamento con adesione, a quello dell’autotutela, che può essere attivata anche dal contribuente, oppure, in ambito processuale, a quello della conciliazione.

Tutto ciò si traduce nella necessità per il contribuente, o per il professionista che lo assiste, di intensificare gli accessi ai Pubblici Uffici per stimolare l’attivazione degli istituti che abbiamo appena citato, salvo poi far riferimento ad un Giudice Tributario posto in un ambito territoriale estraneo. Che di estraneità si tratti è facilmente dimostrabile se si considera come i contribuenti brianzoli, si trovino a far riferimento a professionisti (quali avvocati, dottori commercialisti e ragionieri commercialisti) tutti territorialmente organizzati nell’ambito della Brianza. In effetti, un’accurata assistenza al contribuente brianzolo, in sede di contenzioso tributario, costa di più in termini di tempo se non di denaro.

I maggiori costi, soprattutto in materia di efficienza, riguardano anche, e forse ancor di più gli Uffici finanziari. Un’accurata tutela degli interessi dell’Erario richiederebbe infatti una partecipazione diretta, attraverso il proprio personale, da parte degli Uffici, ai vari momenti del nuovo processo. Non dimentichiamo, tra l’altro, che la parte pubblica, pur essendo, almeno in primo grado, resistente, è parte attiva dal punto di vista sostanziale: in poche parole è il contribuente che ricorre, in primo grado, al Giudice, impugnando l’atto amministrativo, ma è dell’Amministrazione la pretesa fatta valere in giudizio. L’onere probatorio è in massima parte a carico dell’Amministrazione, secondo il principio del diritto processuale per il quale “onus probandi incumbit ei qui dicit, non qui negat”, e cioè l’onere della prova incombe su chi afferma, non su chi nega. Le difficoltà logistiche, unitamente a quelle di carenza di personale, da cui non si salvano certo gli Uffici brianzoli, portano spesso la controparte del contribuente a non potere propugnare in modo diretto ed immediato la propria pretesa. Molto spesso, per esempio, l’udienza di trattazione pubblica, che proprio per questo il contribuente ha quasi sempre convenienza, come suo diritto, a chiedere, si traduce in un monologo del ricorrente a causa della materiale impossibilità dell’Ufficio tributario a parteciparvi con un proprio rappresentante.

Non bisogna poi dimenticare come l’attuale situazione si traduca in un disagio per tutta la giurisdizione della Commissione Tributaria Provinciale di Milano, la quale, derivata dalla precedente Commissione di 1° grado di Milano, si è vista gravata del carico di ricorsi della Brianza, aumentando di non molto meno del 50% quelli già gravanti sul Giudice milanese. Il disagio ritengo sia evidenziato dal fatto che entrambi i giudici tributari milanesi mostrano, un aumento del carico di ricorsi pendenti nel periodo a partire, con l’entrata in funzione delle nuove commissioni, dal marzo 1996 ad oggi. I dati stimati relativi alla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, per la quale, non a caso si è auspicata l’istituzione di una sezione staccata a Brescia, riportano un aumento di oltre 11.000 procedimenti pendenti, attualmente a quota superiore ai 91.000. La Commissione Provinciale, invece ha evidenziato un aumento stimato di poco inferiore ai 9.000 procedimenti, superando la quota di 38.000 ricorsi pendenti. Questi dati paiono in netta controtendenza con quelli complessivi nazionali, che hanno registrato una sensibile riduzione del carico di ricorsi, non solo, ma tra le Commissioni che hanno registrato un aumento del carico, poche ne hanno registrato di dimensioni paragonabili a quelle milanesi.

Credo quindi che, in un periodo di pubbliche manifestazioni di soddisfazione, per quelli che sono ritenuti successi della riforma del processo tributario, non possa che amareggiarci ancor di più il fatto che, malgrado i ripetuti appelli e gli allarmi per tempo da più parti lanciati, la giurisdizione tributaria brianzola non abbia usufruito di quegli interventi che in modo così evidente risultano necessari.

La famigerata Cittadella finanziaria monzese, di cui si parla da tanti anni, e che si spera la nostra città riesca a conquistare, nascerebbe in un certo qual modo incompleta, ove non vi fosse la possibilità di sistemare logisticamente, accanto ai principali Uffici finanziari, gli uffici del Giudice Tributario chiamato a sindacarne in prima istanza gli atti.

Viene da chiedersi, a questo punto, per quale motivo, i problemi relativi alla giurisdizione tributaria, sembra che siano qualche volta sottovalutati. Credo infatti che ciò che è accaduto a Monza sia in concreto proprio questo. La risposta è forse data dal fatto che il giudice tributario fa poca notizia. Molti cittadini non sanno neppure della sua esistenza, almeno fino a quando non si trovano nella necessità di ricorrervi, ed anche in questo caso pensano di trovarsi di fronte ad una “diramazione” dell’Amministrazione finanziaria, e non ad un giudice del tutto autonomo da essa. Tutto ciò potrebbe sembrare quanto meno assurdo, data la notevole sensibilità degli italiani per il Fisco, ma pare che sia proprio la realtà dei fatti.

In conclusione, riportare il giudice tributario a Monza significa valorizzare il rapporto stesso tra il Cittadino della Brianza e le Istituzioni, proprio nel quadro di una Pubblica Amministrazione al servizio dei cittadini. La strada da percorrere non è, tra l’altro, alternativa a quella dell’Istituzione della Provincia, essendo vero proprio il contrario.

Muoversi perché vengano istituite sezioni staccate delle Commissioni Tributarie, e soprattutto perché una di esse trovi la propria sede a Monza, significa predisporre la strada per la meta della Provincia Brianzola. Certo non si è conseguita la soluzione ideale dell’istituzione della sezione prima dell’entrata in funzione delle nuove Commissioni, tuttavia ciò che è accaduto ci ha insegnato qualche cosa di molto importante: istituire, come spostare Uffici da un luogo all’altro, ha un costo in termini di difficoltà organizzative notevolissimo.

Posto che l’auspicata istituzione della Provincia Brianzola richiederà una notevole mole di lavoro in tal senso, sarebbe auspicabile portare il giudice tributario a Monza prima ancora della Provincia: risulterebbe poi più agevole convertire, con criteri di gradualità anche nel materiale trasferimento delle pratiche, una sezione staccata già esistente in Commissione Tributaria Provinciale autonoma.

Avv.Stefano Giannuolo