a cura del Dr. Prof. Gen. Salvatore Santo Gallo
Poco più che ventenne il poeta Giacomo Leopardi, che ancora vive in Recanati, suo borgo natio, vivendo in uno stato di totale prostrazione, concepisce un audace piano di fuga dalla rigida casa paterna e con l’incolpevole complicità di un amico di famiglia, il conte Saverio Braglio d’Ajano, riesce a procurarsi un passaporto per il Lombardo Veneto rilasciato dalla direzione di Polizia della provincia di Macerata. Il piano, però, viene sventato ed il padre del poeta, conte Monaldo, si dimostra addolorato ma lascia libero il figlio di scegliere se partire o restare. Lo stesso Monaldo, così rivelerà nel suo “Memoriale” molti anni più tardi: “Io gli consegnai il passaporto in piena sua libertà, ma gli feci considerare che, per buone ragioni, il suo viaggio in quel tempo non mi pareva opportuno. Egli mi aderì docilmente, e non se ne fece altro discorso. Ciò fu nell’agosto del 1819”.
Esaminando il suo passaporto, qui riprodotto, è curioso il suo contenuto laddove è previsto che “tutte le Autorità Civili e Militari dello Stato Pontificio lasceranno liberamente passare il Sig. Conte Giacomo Leopardi di Recanati, che si porta a Milano e gli presteranno aiuto in caso di bisogno. Si pregano per lo stesso effetto le Autorità Civili e Militari Straniere offerendosi ad una perfetta reciprocanza”.