RELAZIONE DELLA CONFEDERAZIONE UNITARIA GIUDICI ITALIANI TRIBUTARI

Signor Presidente, Autorità, Colleghi gentili Signore e Signori qui convenuti.

L’odierna celebrazione trova la sua incontestata origine dalla prima celebrazione che la CUGIT organizzò nel 1997 nella città di Brescia, ritenendo tale cerimonia inaugurale emblematica, per la dignità della Giustizia Tributaria e dei suoi Giudici.

Particolare soddisfazione quindi nel nostro partecipare a questo prestigioso ed ormai conclamato evento.

In nome però della trasparenza e della verità sentiamo il dovere di denunciare a questa prestigiosa Assise lo stato di profondo malessere in cui versano questa nostra Giustizia Tributaria ed i suoi Giudici.

Infatti, nonostante le promesse che i soliti noti hanno proferito sino dai primi giorni della riforma del processo tributario, oggi, dopo ben 15 anni, assistiamo ancora alla vergognosa emarginazione dei giudici laici, per la mancata realizzazione delle vane promesse di parità, che avrebbero dovuto riconoscere il diritto di tutti i Giudici, nessuno escluso, ad aspirare per merito e capacità alla dirigenza, in virtù di una professionalità certificata, così come autorevolmente sancito dai principi della Costituzione, a parole sempre evocata e di fatto elusa.

Art.101 che consacra l’assoluta soggezione di tutti i Giudici soltanto alla legge.

Art.107 secondo cui i magistrati si distinguono tra loro soltanto per diversità di funzioni.

In tal senso dobbiamo pertanto rilevare come la meritocrazia non viga nel nostro sistema, ma piuttosto esista e si tramandi un sistema di potere tralatizio, fondato sulla sola appartenenza ad una casta e non già su chiare, conclamate ed evidenti eccellenze, da valutarsi comparativamente tra tutti i candidati, senza preclusioni di sorta.

Non può non deve esistere in un ramo della giustizia, costituzionalizzata, nella giustizia tributaria intendo, così nevralgica per la vita di uno Stato, nel bilanciamento di contrapposti rilevanti interessi (art. 53 Co.), una discriminazione fondata sulla violazione di norme fondanti del nostro ordinamento democratico.

Appare quindi scandaloso, irragionevole, immorale (art.3 Co.), in chiaro contrasto con i principi costituzionali sopra richiamati, che la nostra Giustizia, riconosciuta dalla Corte Costituzionale tale a tutti gli effetti e idonea a sollevare eccezioni di illegittimità, spesso accolte dal Giudice delle Leggi, subisca ancora momenti così deplorevoli di emarginazione ed esclusione all’accesso, in virtù di una investitura “divina”, bandita dal nostro sistema democratico.

E tutto ciò si perpetua da troppo lungo tempo ormai, poiché – contra jus – si ritiene che qualcuno, giudice pleno jure, estensore di decisioni, in materia sì sensibile, non abbia poi le caratteristiche proprie del gruppo dominante, pur possedendone i titoli.

Quel qualcuno, che attraverso l’apporto di saperi altri per cultura, formazione e preparazione, partecipa al dialogo delle decisioni, talvolta con un dissenting opinion, ma sempre contribuendo in maniera costruttiva alla “giusta decisione”.

Si pensi ad esempio alla iniziale disapplicazione dello Statuto del Contribuente, faro splendente del Prof. Marongiu, ritenuto sino ad ieri (sono passati oltre 10 anni) una allodossia, oggi – in virtù di giurisprudenza di legittimità in via di consolidamento e di contributi di giudici di merito provenienti da esperienze diverse – divenuto riferimento certo per la tutela dei diritti del contribuente – citoyen.

Noi esigiamo quindi che la tanto proclamata terzietà da una delle parti del processo tributario divenga un fatto reale, recidendo senza indugio il “cordone ombelicale’, che taluni vogliono mantenere saldamente ancorato al Ministero dell’Economia e Finanze.

Noi siamo turbati dal fatto che al primo punto del programma dell’AMT ci sia il cambio del nome da Commissione in Tribunale e che non ci sia al primo posto la pari dignità tra i Giudici e la rivendicazione di emolumenti dignitosi. A invarianza di spesa pubblica, quindi senza ulteriori oneri per lo Stato, si potrebbero almeno pagare tutti i giudici in base al lavoro e non in base al “pennacchio“.

Noi constatiamo, con rinnovata e perdurante preoccupazione, l’indifferenza degli organi deputati rispetto alla sollecita copertura degli organici ormai ridotti “all’osso“, per effetto della costante “epurazione“, posta sistematicamente in atto con i provvedimenti di incompatibilità, di quiescenza e di dimissione.

Noi ci chiediamo cosa abbia sin qui fatto e stia facendo la AMT, e cosa abbia fatto e stia facendo un Consiglio di Presidenza – totalmente targato AMT – nonostante la Presidenza laica in essere – in relazione ai reali problemi della Giustizia Tributaria, interessandosi soltanto di produrre incombenti circolari su questioni altre e talvolta peregrine, vedi in materia di giustificazioni.

Noi vi chiediamo cosa veramente abbiamo avuto noi Giudici in questi anni, al di là delle promesse elettorali non mantenute e di programmi magniloquenti, tesi solo alla conservazione di poteri e prebende – vedi i corsi di aggiornamento affidati e tenuti sempre dai soliti noti, pur in presenza di professionalità certificate e mai chiamate perché non allineate. A pensar male…

Noi invitiamo quindi questa autorevole Assise e tutti i Giudici presenti a fare proprie queste nostre legittime, giuste, elementari richieste, rompendo così le violazioni costituzionali e l’indugio e l’indifferenza dei tanti Giudici capaci e meritevoli sempre più rassegnati a un ruolo di subalternità e “sedati” dal muro di gomma di coloro che restano scientemente insensibili alle loro rivendicazioni, pur avendo a parole proclamato la piena pari dignità di tutti i giudici tributari.

Grazie e

una buona giornata a tutti voi.

Dott. Emilio Quaranta