Da “La vita Romana”, di E. Paoli, ed. RAI 1954 pagg. 52 – 53
a cura del Dr. Prof. Gen. Salvatore Santo Gallo
Come nell’età nostra, i processi che più mettevano in vista un avvocato, erano i processi penali. Di processi penali clamorosi furono piene le cronache di Roma, un pubblico enorme se ne interessava e accorreva nel Foro ad ascoltare i penalisti di grido. Ma tra l’ordinamento giuridico romano e il nostro vi è una diversità che noi sentiamo come una manchevolezza.
In Roma, come nelle città libere della Grecia, mancava uno stabile organo della pubblica accusa. L’istituto del Pubblico Ministero è sconosciuto; è il cittadino che accusa il cittadino: l’ufficio in sé era nobile, ma si prestava ad abusi ed odiosità. Quintiliano affermava che <>.
Il Foro è il luogo che più si presta a fare sfoggio di eloquenza; e così avveniva in Roma; ma il grande avvocato non si presentava al dibattito se non dopo aver studiato a fondo la causa ed aver preparato con cura l’arringa, compreso il gesto e il tono della voce. Non solo: ma di regola era attorniato dagli schiavi amanuensi, ai quali dettava appunti, frasi, interi periodi. Rivedeva poi le parti stenografate, aggiungeva, variava, ricominciava da capo sinché l’orazione non avesse raggiunto una linea definitiva.
Il modo di perorare era naturalmente diverso secondo l’indole e la cultura personale degli avvocati: vi erano gli irruenti e i dialettici; negli uni prevaleva la passione, negli altri il freddo ragionamento. Ortensio era uno di quegli avvocati, molto pericolosi per l’avversario, che con prodigiosa prontezza riassumono l’argomentazione dell’avversario, la spezzettano nei singoli capi e smantellano gli argomenti uno per uno. La più persuasiva arringa veniva così frantumata e distrutta.
Nei momenti più drammatici dell’arringa era consentita all’oratore una teatralità che oggi sembrerebbe eccessiva. Marco Antonio in una difficile difesa, veduto perduto il suo cliente, gli strappò di dosso la toga, mettendo a nudo nel corpo dell’accusato le cicatrici di gravi e gloriose ferite ch’egli aveva riportato nella campagna contro gli schiavi in Sicilia. E vinse clamorosamente una causa che già pareva perduta.