INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO TRIBUTARIO 2012
INTERVENTO DELL’ORDINE DEI CONSULENTI DEL LAVORO DI VENEZIA
Signor Presidente, Signori Magistrati, Autorità, Signore e Signori,
vi porto il saluto dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia che ho l’onore di rappresentare in qualità di Presidente.
La stratificazione continua di provvedimenti di carattere fiscale e tributario ha creato negli anni un coacervo di norme di difficilissima interpretazione ed applicazione che producono l’effetto di colpire i cittadini-contribuenti onesti e favoriscono comportamenti finalizzati all’evasione e alla elusione fiscale.
Si è venuta così a creare una situazione paradossale nella quale chi già dà allo Stato è chiamato a dare sempre di più a tutto vantaggio di chi ha imperniato il proprio comportamento sociale sul mancato assolvimento dei doveri fiscali e tributari sanciti nella nostra Carta Costituzionale e che rappresentano le fondamenta sulle quali si fonda il patto di reciprocità (corresponsione dei tributi da parte dei cittadini in cambio dei servizi pubblici) che lega il cittadino-contribuente allo Stato.
Ne deriva che troppo spesso la percezione del sistema fiscale e delle relative attività condotte dallo Stato viene avvertita dai cittadini come iniqua se non addirittura vessatoria.
Diventa quindi oramai improrogabile e urgente procedere ad una profonda riscrittura delle norme fiscali e tributarie che devono trovare il loro perno su una ritrovata fiducia reciproca posta alla base del rapporto tra lo Stato e i Cittadini.
La certezza in campo fiscale e tributario non può limitarsi alla scrittura della norma in termini comprensivi, il che comunque sarebbe già un enorme passo avanti per il miglioramento del rapporto tra Fisco e Contribuente, ma deve essere strettamente collegata alle finalità e alle esigenze dello Stato. In altre parole il tema delle entrate dello Stato attraverso l’imposizione dei tributi non può essere disgiunto da quello della quantificazione e della qualificazione della spesa pubblica che deve essere sempre di più associata a criteri di trasparenza e collegata a concreti strumenti di controllo in grado di misura le reali ricadute sulla collettività in termini di costi e benefici, di efficienza e di efficacia, di lotta agli sprechi.
Personalmente ritengo che in questi casi non ci sia cosa peggiore del chiedere sacrifici ai cittadini attraverso l’aumento dell’imposizione fiscale per poi sprecare le risorse pubbliche o peggio utilizzarle in circuiti di malaffare o addirittura criminali come invece, purtroppo, ci viene segnalato sempre più spesso dalla Corte dei Conti.
Introdurre nuovi strumenti di controllo sui Cittadini-Contribuenti quali in nuovo redditometro, imporre misure per aumentare il gettito (l’incremento ulteriore delle accise sui carburanti sta producendo effetti assolutamente nocivi anche sul sistema di formazione dei prezzi dei beni e dei servizi con effetti ulteriormente deprimenti sui consumi e sui bilanci delle famiglie senza intervenire seriamente sulla lotta agli sprechi e alla corruzione nella P.A., allontana sempre di più i Cittadini dallo Stato e alimenta comportamenti contrari al raggiungimento del Bene Comune.
Occorre quindi rafforzare la cultura della legalità attraverso prima di tutto l’esempio che deve essere dato dallo Stato e dalla Pubblica Amministrazione e che passa attraverso la lotta forte e decisa contro la corruzione e l’utilizzo di procedure sempre più trasparenti nell’affidamento di appalti e incarichi pubblici.
Ma quali potrebbero essere gli strumenti per poter avviare una nuova stagione nei rapporti tra fisco e contribuente?
Per ragioni di tempo mi limiterò semplicemente a citarne solo alcuni, per porre le basi di un prossimo dibattito che come Ordine Provinciale dei Consulenti del Lavoro di Venezia avvieremo nel territorio:
– Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard; il criterio della spesa storica è infernale: più spendi e più sei premiato, realizzando così una sorta di incentivo all’inefficienza. Il criterio del fabbisogno standard è invece diretto a identificare il costo efficiente di un servizio, che diventa il parametro in base al quale rapportare le risorse finanziarie autonome.
– L’eliminazione dell’Irap e la contestuale rivisitazione delle aliquote IVA prevedendo un incremento, non generalizzato, delle attuali aliquote dal 4% al 10% e dal 10% al 21% con
incremento della partecipazione al gettito a favore degli Enti Locali.
– La modifica del sistema delle detrazioni e l’allargamento delle deduzioni integrali del reddito dei costi sostenuti per il mantenimento della famiglia e della propria abitazione partendo da quelle situate nei centri storici, primo gradino per la riforma del nostro sistema fiscale che a nostro avviso dovrebbe incardinarsi sull’applicazione del criterio degli interessi contrapposti che favorirebbe l’emersione di redditi attualmente sottratti all’imposizione fiscale.
– Il superamento dell’attuale groviglio normativo con l’introduzione di un nuovo Testo Unico che disciplini, razionalizzi e raccolga tutta la normativa di riferimento.
– La possibilità di compensare i crediti vantati nei confronti dello Stato con i tributi da versare e l’inapplicabilità delle sanzioni qualora il mancato pagamento dei tributi sia dovuto alla tardività dei pagamenti effettuati dallo Stato per i servizi e i beni ricevuti.
Concludo citando l’economista Maffeo Pantaleoni,
«Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse; fissare le tasse in modo che non ostacolino la produzione e il commercio o per lo meno che lo danneggino il meno possibile»
Vi ringrazio per l’attenzione.
Antonio Vegna