INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO TRIBUTARIO 2012
INTERVENTO DELL’ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI ED DEGLI ESPERTI CONTABILI
DI VENEZIA
In questa consueta giornata dedicata all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario tributario intendo sottoporre all’attenzione dei Partecipanti alcune riflessioni attinenti a due tematiche centrali, quella della lotta all’evasione fiscale e quella della riforma fiscale.
1. Il tema della lotta all’evasione fiscale.
Sul tema della lotta all’evasione fiscale mi permetto di ricordare ai Partecipanti che è stato oggetto della mia relazione alla cerimonia dell’anno giudiziario tributario del 2011.
Si tratta di un tema che, negli ultimi mesi, ha assunto un ruolo centrale nella politica economica del Paese, anche mediante l’adozione di attività di indagine “a sorpresa” che hanno avuto notevole risalto sulla stampa.
Con riguardo a tale evoluzione, giova sottolineare quanto affermato più volte nel corso delle cerimonie degli anni trascorsi, e cioè che la categoria professionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili che rappresento è a favore della lotta all’evasione fiscale.
Con tre importanti specificazioni.
La prima specificazione: la lotta all’evasione fiscale deve passare attraverso la creazione di un contratto sociale tra le parti, anche mediante il rafforzamento dello Statuto dei diritti del
contribuente.
Il rafforzamento dello Statuto, per creare credibilità nello Stato e nelle istituzioni, richiede tre passaggi fondamentali:
– la consapevolezza, da parte dei dipendenti pubblici, che la funzione impositiva non è volta a soddisfare mere esigenze di gettito erariale, bensì a soddisfare il bene primario rappresentato dalla tutela della collettività mediante il concorso di ciascuno alle spese pubbliche in relazione alla propria capacità contributiva, ai sensi dell’art. 53 della Carta Costituzionale;
– la consapevolezza dei contribuenti della necessità di passare da una visione individuale ad una visione collettiva, proprio nell’ottica della valenza generale del prelievo come strumento di equità;
– la sua configurazione quale strumento di attuazione effettiva (e non meramente enunciata) delle norme costituzionali.
Con la seconda specificazione intendo sottolineare che la lotta all’evasione fiscale va condotta dagli Organi a tal fine deputati tenendo sempre presente la distinzione tra aziende del tessuto produttivo che generano ricchezza per il Paese ed aziende che, di contro, mediante meccanismi frodatori di varia natura, sottraggono ricchezza al Paese e, per l’effetto, alla collettività.
La terza specificazione attiene alle metodologie di accertamento condotte in epoca più recente dall’Agenzia delle Entrate.
Si pensi, ad esempio, all’abuso del diritto o al tema alla antieconomicità dell’attività imprenditoriale svolta dal contribuente.
Ebbene, con riguardo all’attività di accertamento, è necessario che trovi generale ed effettiva applicazione il principio secondo cui l’Amministrazione finanziaria, anche in assenza di norme specifiche con riguardo alla fattispecie azionata, deve avviare un contraddittorio effettivo con il contribuente alfine di valutare con attenzione le ragioni sottese all’operazione sottoposta a verifica.
Si tratta di un principio in relazione al quale si richiama l’attenzione dei Partecipanti alla più recente giurisprudenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite che, occupandosi degli accertamenti elevati sulla scorta degli “studi di settore”, ne ha enfatizzato il carattere generale: il contraddittorio deve ritenersi un elemento essenziale e imprescindibile (anche in assenza di una espressa previsione normativa) del giusto procedimento che legittima l’azione amministrativa (in questo senso v. Cass. n. 2816 del 2008, sulla base di argomentazioni che il collegio condivide e conferma)”.
2. La riforma fiscale.
Quanto al tema della riforma fiscale le proposte della categoria che rappresento, più volte portate all’attenzione degli Organi istituzionali, passano attraverso l’individuazione di un duplice orizzonte temporale:
– di medio periodo;
– di lungo periodo.
Quanto all’orizzonte di medio periodo, assume rilevanza centrale il riequilibrio del divario tra redditi di fonte patrimoniale e redditi di fonte produttiva.
Tale riequilibrio deve passare attraverso uno spostamento dell’imposizione dai cespiti produttivi ai cespiti patrimoniali.
A tal fine, il primo, indispensabile, passaggio è, senza dubbio, rappresentato dall’abrogazione dell’IRAP, tributo che colpisce le imprese ad alta intensità di lavoro e ad elevato livello di
indebitamento.
Quanto alla componente lavoro, è indispensabile approdare ad un sistema impositivo in cui, a parità di reddito, le imprese che danno occupazione nel territorio nazionale pagano meno di quelle che non ne danno oppure delocalizzano.
Quanto alla componente finanziaria, giova segnalare che, alla penalizzazione delle società indebitate rappresentata, oggi, dall’elevato costo effettivo del denaro, si aggiunge il costo dell’imposizione.
Il secondo concomitante, passaggio è rappresentato dal riequilibrio dell’imposizione reddituale sul lavoro (di lavoro dipendente, autonomo, d’impresa) rispetto all’imposizione
reddituale di derivazione patrimoniale.
Una prima immediata constatazione attiene al fatto che l’imposizione reddituale da lavoro sconta le aliquote progressive, mentre l’imposizione reddituale da patrimonio sconta un’imposizione sostitutiva sottratta alla falcidia della progressività.
Una seconda constatazione è che, secondo l’attuale impostazione del sistema, conviene possedere e (se si può farne a meno) non conviene lavorare.
Il secondo, altrettanto indispensabile passaggio, attiene alla riduzione del numero dei tributi, evitando che la trasformazione in un sistema “ibrido” di finanza statuale e finanza locale “propria” conduca ad un’ulteriore appesantimento degli adempimenti e dell’imposizione complessiva.
Quanto all’orizzonte di lungo periodo, i pilastri su cui poggiare l’architettura della riforma sono rappresentati:
– dalla stabilità del sistema anche per attirare gli investitori esteri;
– dalla riduzione del prelievo fiscale.
Partiamo dalla stabilità del sistema.
Una prima condizione è rappresentata dalla affidabilità e stabilità delle previsioni di legge in materia tributaria, largamente mancate negli ultimi decenni, con effetti sulla pianificazione, anche fiscale, da parte degli imprenditori e degli investitori esteri.
Una seconda condizione è rappresentata dalla affidabilità e stabilità dei comportamenti dell’Amministrazione finanziaria:
– con richiamo alla necessità di “migliorare la qualità degli accertamenti”, cui fa riferimento il discorso di Monti al Senato del 17 novembre 2011;
– e necessità di regolamentare in modo chiaro istituti, quali “l’abuso del diritto” che, sino ad oggi, in presenza di un vuoto normativo, hanno alimentato circuiti di incertezza e dissuaso gli investitori esteri.
Valgono i principi affermati da Adam, Smith (in “La ricchezza delle nazioni” 1776) “L’imposta che ognuno deve pagare dovrebbe essere certa e non arbitraria. Il tempo del pagamento, il modo del pagamento, l’ammontare dovuto, tutto dovrebbe essere chiaro e semplice sia per ogni contribuente, come per qualsiasi altra persona. (…) La certezza dell’ammontare che ognuno è chiamato a pagare è affare di così grande importanza in materia di imposta che un grado assai considerevole di disuguaglianza sembra essere, ove si giudichi secondo l’esperienza universale dei popoli, un danno di pochissimo conto in confronto ad un piccolissimo grado di incertezza“.
Il secondo pilastro è rappresentato dalla riduzione del prelievo fiscale.
Si tratta, indubbiamente, di un obiettivo di lungo periodo che, tuttavia, va programmato oggi rapportandolo ad obiettivi concreti legati alla finanza pubblica.
E legandolo anche ad obiettivi che coinvolgano la collettività, rendendola protagonista, essa stessa, nell’ambito di un contratto sociale condiviso dalla categorie che la compongono, del conseguimento del traguardo in parola.
Guido Gasparini Berlingieri