Inaugurazione Anno Giudiziario Tributario 2012

Intervento del segretario generale della Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari C.U.G.I.T., Cav. Franco Antonio Pinardi, all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario, di Bologna.

Presidente, autorità, gentili signore e signori, vi porto i saluti del nostro indisposto presidente Dr. Emilio Quaranta di cui mi accingo a leggere  l’odierna condivisa, ordinata relazione.

Eccoci ancora qui per una giustizia, quella tributaria, figlia di un Dio minore.

Ci sentiamo quindi in dovere di ringraziare per tutto quello che ancora non è stato fatto.

1) L’indipendenza : nonostante i ripetuti impegni da parte sia dei componenti del Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria, che nelle campagne elettorali recenti avevano messo nel loro programma, quale elemento fondante, la recisione del cordone ombelicale dal benemerito Ministero dell’Economia, sia da parte di quei politici che, provenendo dalla magistratura tributaria e dall’associazionismo, hanno ricoperto prestigiosi ruoli ministeriali senza nulla in tal senso operare.

2) Organizzazione delle commissioni : siamo sempre governativo – dipendenti.

Ma c’è ancora qualcuno che non si è assuefatto a tale status di capitis deminutio, in quanto la tanto sbandierata indipendenza è un valore che non può essere pretermesso, perché è il fondamento stesso della giustizia, di ogni giustizia che voglia essere degna di tale nome.

La magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente da ogni altro potere”.

E’ veramente improponibile che il giudice tributario debba dipendere economicamente, anche per una seggiola, dal Ministero e questo, sempre in spregio alla tanto decantata terzietà. Questa ambiguità comporta anche involontariamente una contiguità non tollerabile tra giudicante e una parte, contiguità quindi, che va eliminata al più presto proprio perché la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto. Recenti dolorosi avvenimenti hanno messo in luce l’esistenza di legami non proprio sotterranei.

3) Compensi : L’ennesima farsa all’italiana; al riguardo l’autonomia della magistratura passa attraverso una giusta retribuzione, in ispecie la magistratura tributaria che, come tutti sanno, interessa ogni cittadino in quanto contribuente. Vi pare giusto il “compenso” odierno, addirittura ridicolo “parcellizzato”, il 36% etc. etc..

4) Contributo unificato : un altro cattivo esempio di come le esigenze di cassa si siano sostituite alla doverosa certezza del diritto. Il prolificare di strumenti deflattivi del contenzioso tributario seguono una direzione contraria rispetto alla insostituibile necessità di garantire ad ogni contribuente il diritto di difesa nei confronti di errori od abusi.

5) Costituzionalizzazione della Giustizia tributaria : da anni la CUGIT rivendica il dovere della costituzionalizzazione e la trasformazione, vera rivoluzione copernicana, della terminologia oggi in uso, non più Commissioni tributarie, ma Tribunali tributari.

Tale richiesta, sin dal 2005, anno in cui fu formalizzata in un grande convegno organizzato dalla Cugit, non è ancora oggetto di interesse politico e di approvazione, tenuto conto che le sentenze tributarie sono vagliate in terzo grado dalla Corte di Cassazione, giudice a pieno titolo di scrutinio di legittimità.

6) Pari dignità dei giudici tributari : la nostra è stata ancora una volta la classica “vox clamantis” in deserto.

In un epoca in cui viene proclamata ed attuata la “par condicio” a tutti i livelli della società, in uno Stato come il nostro fondato ahimè, sulla demeritocrazia e non sul merito, vedi Costituzione, assistiamo, nella giustizia tributaria, ad una scandalosa gerarchia dei ruoli, propria di epoche tristi e buie, ad una logica di “capitis deminutio”, una logica illegittima e censurabile sotto il profilo dell’eguaglianza, in base alla quale solo il giudice togato, investito a divinis, può occupare gli scranni più alti. Una giustizia che discrimina soggetto e soggetto, come più volte da noi denunciato, non sotto il profilo di dovuta professionalità e competenza, ma solo secondo, e qui ripeto quanto già detto nella inaugurazione dell’anno giudiziario precedente, il pennacchio, i galloni.

“Ogni soldato ha il bastone di maresciallo nel suo zaino”.

“I giudici sono soggetti solamente alla legge”.

“I giudici si distinguono tra loro solo per diversità di funzioni”.

“La legge assicura l’indipendenza dei giudici delle giurisdizioni speciali…”.

Da qui se non il sospetto, quantomeno ci sia concesso, a va sens dire, il fondato e reale timore che ancora una volta ci sentiamo di denunciare, che la tanto declamata incompatibilità sottenda un disegno, fin troppo chiaro, egemonico e fortemente caratterizzato dai bisogni di una indiana braminica casta.

7) Codice tributario : una esigenza avvertita da tempo dagli operatori del settore e rimasta a tutt’oggi inattuata. Si è provveduto a potare le leggi inutili, creando un apposito ministero semplificativo, ma nessuno, al governo, ha mai posto mano ad corpo unitario di leggi snello, chiaro, comprensibile, di facile attuazione, attraverso un dialogo costruttivo tra cittadino contribuente e amministrazione. Collaborazione e non conflitto, specie oggi con l’immediata esecutività degli accertamenti, è questo l’invito che ci sentiamo di proporre con energia alla vostra attenzione, affinché questo nostro Paese possa avere una vera democrazia tributaria, una efficace ed equa giustizia con garanzie di livello più alto del tanto disapplicato Statuto del contribuente, povero Marongiu!!!, di cui solo oggi dopo oltre un decennio si scoprono le profondità a presidio e tutela del contribuente. L’incertezza e il mancato coordinamento delle leggi tributarie, la superfetazione di esse, spesso assunte in una fase di emergenza, conducono a risultati contrastanti non solo tra i giudici di prime e seconde cure, ma anche in seno alla stessa Suprema Corte di cassazione, sezione tributaria, con decisioni contrastanti e sconcertanti (vedi abuso del diritto), in spregio di una corretta nomofilachia.

Da qui, cari convenuti a questo importante appuntamento, che non ha da essere vuoto rituale, la esigenza sempre più avvertita di un complesso normativo unitario ed univoco.
Nel ringraziarvi per la paziente, spero, attenzione, la richiesta che oggi quale Presidente pro-tempore della CUGIT mi sento di avanzare è quella di dare sbocco a quanto sin qui esposto mediante una mozione da sottoporre alle competenti autorità politiche. Affinché le doglianze non restino “meri cahiers nell’hortus conclusus” di questa assemblea, una voce dal sen fuggita, ma una imperiosa richiesta di uscire finalmente dal guado.

Perché questo è il nostro compito, questa la nostra missione, rendere sempre più giusta la nostra giustizia.

Grazie.

Il Presidente la Giunta Nazionale