Gentili signore, autorità e signori, vi porto il saluto del Presidente Dr. Roberto Rustichelli che oggi purtroppo non è potuto intervenire a questa importante inaugurazione.

Come ogni anno, da quando la CUGIT, Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari, da me qui oggi rappresentata quale Segretario Generale, istituì, nel lontano 1996, la prima inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario, ci troviamo gentili Signore, Autorità e Signori qui convenuti per una celebrazione che ripeterà, nostro malgrado, le solite, inascoltate proposte, da anni da noi avanzate per migliorare e rendere efficiente, ed al servizio dei cittadini utenti, la Giustizia Tributaria.

Da sempre infatti la Cugit, con scritti dei suoi valorosi associati e in convegni ad hoc, ha invocato il riconoscimento costituzionale di una funzione così importante in uno Stato democratico, in un settore giudiziario nevralgico che invece, continua a rimanere figlio di un dio minore.

Una giustizia fiscale in cui la lite si svolgesse ad armi pari tra le parti, e non in dipendenza da una di esse, con grave vulnus per la terzietà ed imparzialità del giudice.

Una giustizia che invece sta scivolando pericolosamente, giorno dopo giorno, attraverso leggi capestro per il contribuente, vedi mediazione tributaria, verso un vero e proprio svuotamento dei poteri tipici del giudice, che vede svilito e compromesso il suo ruolo, divenuto quasi, se non esclusivamente, notarile, certificatorio di “accomodamenti” extragiudiziali,- vedi estinzione della lite – imposti oltre che obbligatoriamente dalle norme, da un timore reverenziale verso una controparte resa più forte viepiù da norme scritte a suo favore.

Ancora una volta dobbiamo denunciare:

– Il trattamento economico, che ricordo essere assolutamente inadeguato rispetto alla complessità delle questioni sottoposte all’esame del giudice tributario: basti pensare all’abuso di diritto, alla elusione fiscale, alle sospensive di cartelle milionarie, alle richieste da parte del fisco di sequestri cautelari. In proposito, duole davvero dover constare come, ancora una volta, si sia assistito all’ennesimo tradimento degli impegni assunti dal Governo con i giudici tributari. Dopo il primo sciopero, infatti, ci erano stati promessi compensi dignitosi, attingendone i previsti fondi dall’introduzione del contributo unificato ma, con un “abile gioco di mano”, Monti prima e Saccomanni poi, non solo si sono rimangiati la parola che ci avevano espressamente dato, ma, capziosamente, hanno addirittura aumentato il costo – già esoso – per accedere alla giustizia tributaria. Che dire poi dei “nostri” politici, non solo hanno tradito i propri elettori contravvenendo agli impegni assunti, ma violentando l’interpretazione letterale delle parole, ed aumentando ingiustificatamente il “contributo” che il contribuente deve obbligatoriamente versare per accedere al servizio “giustizia” hanno fatto sì che questi sia diventato di gran lunga superiore all’effettivo costo sostenuto dallo Stato.

– L’indipendenza funzionale ed amministrativa, attraverso l’autonomia e la recisione del cordone ombelicale che lega la giustizia tributaria all’Amministrazione per i servizi e per le risorse. Ora, se è giusto combattere l’evasione con strumenti fiscali incisivi ed anche invasivi, si deve, al tempo stesso, rispettare scrupolosamente la Costituzione per quanto riguarda il diritto di difesa (art. 24 Cost.) in un processo tributario che deve svolgersi nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo ed imparziale (art. 111 Cost.), anche per quanto riguarda l’apparenza.

Di conseguenza, in vista della prossima delega fiscale, si deve totalmente riformare il processo tributario che non deve più essere gestito ed organizzato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (che è una delle parti in causa), ma auspichiamo possa, senza ulteriori indugi, dipendere dal Ministero della Giustizia o dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con inevitabile cambio di denominazione delle Commissioni in Tribunali Tributari e Corti d’Appello tributarie.

Con giudici specializzati a tempo pieno, con compensi dignitosi e senza alcun limite al diritto di difesa, nel senso che il contribuente deve poter utilizzare le testimonianze ed il giuramento decisorio e suppletorio onde contrastare gli aggressivi istituti giuridici del fisco.

In definitiva, il processo tributario deve avere la stessa dignità del processo civile, penale ed amministrativo, ed appunto per questo è auspicabile un preciso inserimento nella Carta costituzionale.

Auspicabile che il dibattito per il miglioramento della nostra giustizia, avvenisse con tutte le parti coinvolte: giudici, amministrazione e professionisti, onde garantire un vero progredire e non, come accaduto in questi anni sempre più frequentemente, il calare di norme e decreti “manu militari” a unico ed esclusivo benefico ed interesse di una sola, ben nota parte. Un tavolo di lavoro permanente dunque, ove confrontare esperienze, idee e proposte così come da tempo la nostra rivista ufficiale: “Tribuna Finanziaria” sta operando con decisivi progressi e soddisfazioni, tanto da aver pubblicato un esaustivo e quanto mai completo progetto di riforma del processo tributario consultabile liberamente sul nostro sito www.cugit.it

Auspicabile  anche – sempre nell’ottica del giusto processo e della parità dei diritti delle parti davanti al Giudice – labolizione della riscossione in pendenza di giudizio di primo grado.

E’ un retaggio che presuppone a priori una infallibilità del fisco e dei suoi accertamenti mentre le statistiche dimostrano che oltre il 50% dei giudizi danno ragione ai contribuenti, con l’altresì irrimediabile, ingiusta conseguenza che i contribuenti, si trovano quindi assoggettati ad esecuzioni o iscrizioni a ruolo che rischiano, a maggior ragione in questi tempi di grave recessione, di farli chiudere in conseguenza di accertamenti oltretutto sbagliati. Per non parlare poi del deleterio ed ameno effetto, soprattutto in certe realtà, dovuto ai lunghi tempi di giudizio del primo grado. In tal senso, male non sarebbe istituire più sezioni dedicate al contenzioso tributario presso la Cassazione in quanto la sez. quinta è assolutamente inadeguata rispetto la mole di cause provenienti dalle CTR di tutta Italia. Criticità che induce la Suprema Corte a dichiarare inammissibili molti dei ricorsi presentati dal contribuente. Che dire poi della possibilità di espletare effettivamente l’udienza per la “sospensiva”, ex art. 47 del D. Lgs. 546/92, presso tutte le Commissioni Tributarie d’Italia perché presso alcune (es. CTP di Roma …) viene trattata insieme al merito e quindi inutilmente. Infine, non sarebbe davvero male se fosse prevista una formazione più specifica per le Commissioni Tributarie anche per i “togati”, magari , presso scuole specializzate, come per esempio la Scuola Superiore Economia e Finanza,  perché il “percorso” per diventare magistrati (compreso il concorso e il periodo da “uditore”) non comprende la materia tributaria.

L’applicazione di queste proposte modifiche, sussurrate ma anche urlate da anni a gran voce dai giudici, dal personale delle segreterie, dagli operatori del settore, dai professionisti, porterebbe il nostro Paese ad una parificazione rispetto agli standard di giustizia in vigore in altri Stati Europei, ridando, nel pieno rispetto delle regole, fiducia ai cittadini che tali devono sentirsi e non sudditi, sottoposti ad un fisco che appare debole con i forti e forte con i deboli. Una giustizia, in definitiva, che troppo spesso viene confusa con la legge ed una legge che sempre più è emanata per battere cassa quasi che, parafrasando l’intramontato pensiero dell’unico Maestro: “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.”

Questo è il vero pericolo che stiamo tutti correndo, consentendo ai nostri politicanti l’instaurazione di una lotta di classe dove la clava fiscale separerà la nostra società tra lavoratori dipendenti ed evasori fiscali. La giustizia fiscale deve essere intesa quale superiore fonte di equità e legalità costituzionale e non essere ridotta quale strumento al fine di garantire il crescente sperpero del denaro pubblico.

Questo costituisce il nostro traguardo e non smetteremo di reclamare il diritto ad una giustizia fiscale equa, garantita dall’autonomia ed indipendenza dei suoi giudici, anche attraverso la costituzionalizzazione dei principi contenuti nello Statuto dei diritti del contribuente, salutato come rimedio alla mala fiscalità e divenuto nel tempo e con il tempo un mero flatus vocis, svuotato del suo autentico contenuto e vilipeso costantemente da leggi emanate solo per battere cassa.

Questa la nostra missione, e qui concludo, per affermare a voce alta e chiara, in tutte le sedi, che la CUGIT, Confederazione Unitaria Giudici Tributari, si batterà per la vittoria di questi elementari e fondamentali principi, che costituiscono il cardine di una società che voglia ritenersi civile.

Cav. Franco Antonio Pinardi
Segretario Generale della Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari