Gentili signore e signori, cari amici e amiche qui convenuti. Innanzitutto un sincero plauso a voi che, invece di godervi il meritato riposo dopo una vita spesa per il nostro Paese, avete deciso di rimettervi generosamente in gioco in favore di quei “colleghi” meno fortunati, quei colleghi che, purtroppo, vivono situazioni, di indigenza, malattia o infermità. Questo è il grande valore della nostra associazione, l’A.P.P.I., un valore che merita quotidianamente la medaglia della riconoscenza ma anche, lasciatemelo dire, quella del rammarico per uno stato che troppo spesso dimentica i suoi più valorosi figli. Veniamo ora all’introduzione del tema centrale di questo nostro VII congresso, che auspico possa destare il giusto interesse e attenzione essendo, la crisi d’impresa e le irregolarità bancarie, argomento estremamente importante e attuale in questo momento economico così difficile per il nostro Paese. Un Paese dove le imprese, uniche vere produttrici di lavoro e positiva economia, sono state lasciate completamente sole, gravate da carichi fiscali insopportabili, da burocrazie insormontabili e da un sistema bancario che le tiene in ostaggio, lesinando all’inverosimile quegli aiuti finanziari per cui, proprio le banche, hanno altresì ricevuto, e stanno ricevendo, dalla Banca Centrale Europea, decine di miliardi che sono però finiti in quel circuito di reinvestimenti che alla fine ha portato esclusivi benefici solo e sempre alle banche, a loro stessi. In questo ameno contesto su cui per altro, la classe politica ha manifestato tutta la sua compiacente inefficacia, alcuni mesi or sono, venne in ufficio a trovarmi quello che, i media, indicano come il Robin Hood contro le banche, l’amico Carlo Oriani, con il quale avevo condiviso in passato alcuni momenti di pubblica discussione e formazione. Egli mi rappresentò tutto il suo disagio per la collaborazione che stava avendo con alcune sue note strutture, finalizzate alla verifica dell’anatocismo bancario e al superamento del tasso soglia, strutture che a suo dire avevano mercificato il suo ideale riducendolo a una quasi esclusiva vendita di perizie. Mi mise a parte di alcune sue profonde riflessioni inerenti alla necessità di utilizzare gli strumenti che la giustizia, con le sue dotte sentenze, aveva messo a disposizione delle imprese, al fine di riequilibrare il rapporto tra imprenditore e banca, evitando uno scontro che, a suo dire, avrebbe si forse portato dei benefici economici all’imprenditore, ma avrebbe leso definitivamente quel rapporto fiduciario necessario per la loro sussistenza e sopravvivenza. Mi racconto di come avesse trovato un dotto professionista esperto nella crisi d’impresa che condivideva appieno la sua meditazione e le conseguenti strategie, chiedendomi poi, se fossi disponibile a condividere con loro questa esperienza professionale dai lineamenti non solo economici ma anche di carattere sociale, nella misura in cui risolvendo, con la leva delle irregolarità bancarie, la crisi d’impresa, o ponendo fermi rimedi alla stessa, si sarebbe potuto dare ossigeno alle imprese scongiurandone l’annunciato declino. Ora, seppur conscio degli incessanti, improrogabili impegni, quale segretario generale della Confederazione Giudici Tributari, della Confederazione Giudici di Pace e di altri sodalizi e note entità, essendo io stesso, vittima di queste irregolarità e oscuri magheggi che le banche, le finanziarie, e tutti quegli istituti che quotidianamente ci avvicinano promuovendo i loro interessi mediante quella fiducia e quella trasparenza recitata a gran voce nei loro statuti e atti sociali, ma che ormai è rimasta solo un’effimera, dimenticata realtà, decisi di accettare la loro proposta, in nome di quell’inesauribile sete di giustizia, onestà e correttezza che da sempre ha caratterizzato la mia vita e le scelte che, giorno dopo giorno, ho dovuto assumere. Per questo, ho partecipato, seppur con una quota minima i cui proventi verranno da me devoluti alle organizzazioni di giustizia su menzionate, alla società neo costituita che si chiama Tutela Impresa S.r.l., accettando inoltre, la nomina quale Presidente di AssoTutelaImpresa, associazione senza fini di lucro con finalità di difesa e patrocino per quei cittadini vittime della mala gestio bancaria, una mala gestio, che noi combatteremo, ve lo assicuro, senza esclusione di mezzi o frontiere. Ora però, non volendo sottrarre altro tempo ai dotti interventi che mi succederanno do la parola al Dott. Michelangelo Bassi che introdurrà il tema della crisi d’impresa. Grazie e buon lavoro.
Cav. Franco Antonio Pinardi