Intervento della Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari C.U.G.I.T. all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario 2015

Presidente, autorevoli intervenuti, signore e signori. A voi il saluto e gli auguri di buon lavoro del Presidente Roberto Rustichelli che non è potuto intervenire perché diversamente impegnato, del nostro stimato Presidente onorario Dr. Emilio Quaranta unitamente a quelli formulati dalla Giunta Nazionale della Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari C.U.G.I.T., che mi onoro di rappresentare quale segretario generale.

Era il 1995, all’indomani della riforma del processo tributario, quando la CUGIT si costituì quale organismo sindacale deputato alla difesa degli interessi dei singoli Giudici che, per effetto della su menzionata riforma, si vedevano equiparati a pieno titolo, eccezion fatta per la retribuzione, alle altre giurisdizioni: Penale – Civile – Amministrativa.

Era il 1996, quasi venti anni or sono, quando l’allora nostro compianto Presidente Francesco Trovato, in un adunanza in Cassazione così dichiarava: “i collegi giudicanti sono composti di tre Giudici: uno “togato” proveniente dalla magistratura ordinaria, che assume la funzione di presidente della Sezione giudicante, due Giudici laici, in pratica professionisti (dottori commercialisti, ragionieri, ingegneri) o dirigenti dell’Amministrazione Finanziaria o della Guardia di finanza in congedo, che rappresentano la parte competente del giudizio, quello tributario, fatto di bilanci, contabilità ecc. ecc. (si pensi che alcuni presidenti di sezione, magistrati, in due anni non hanno fatto nemmeno una sentenza). Alcuni dicono perché oberati da impegni legati alla loro funzione ordinaria di magistrati, altri, insinuano che questa loro assenza sia imputabile alla non padronanza della materia ed alla mancanza delle competenze necessarie per giudicare su una materia, quella tributaria, totalmente basata su l’impostazione fiscale dell’azienda o del contribuente, che richiede competenze e conoscenze specifiche approfondite, in pratica, taluni togati considerano la presidenza di una sezione come una sinecura da cui ricavare compensi.”

In proposito, noi già da allora dichiaravamo che questa giurisdizione merita, per la fondamentale importanza da essa rivestita sia sul piano della lotta all’evasione, sia su quello della difesa del cittadino contribuente dagli errori del fisco, che l’assegnazione della presidenza delle commissioni e delle sezioni deve rigorosamente essere effettuata a partire dalla certificata, inconfutabile competenza dei candidati, e non da un diritto proveniente all’appartenenza ad una seppur autorevole “casta” il cui esame di diritto non certifica certo le competenze. Come di contro, onore e merito, va a tutti quei magistrati ordinari che pur svolgendo il difficile ruolo ordinario, senza accumulo di arretrato, si dedicano alla materia tributaria con approfondita, competente dedizione.

Nel 1997 poi, il nostro sodalizio, nella prima ufficiale inaugurazione dell’anno giudiziario tributario corte d’Appello di Brescia, cominciò a denunciare le discrasie di una giustizia, quella tributaria, su cui sin da subito si evidenziano le preoccupanti mire di alcune ben note lobbie, discrasie tra cui giova ricordare: l’aumento del numero dei componenti del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, la cumulabilità dei compensi, lo svolgimento delle votazioni presso tutte le sedi delle commissioni regionali e provinciali, l’inserimento di componenti “laici” nel Consiglio di Presidenza, la cumulabilità dei compensi con i trattamenti pensionistici, allargamento delle competenze delle Commissioni tributarie alle controversie attinenti tutti i tributi dello Stato, e degli Enti Locali, la costituzione in giudizio a mezzo posta. Ma anche, la mai esaudita necessità di un processo terzo tra le parti che compongono il giudizio, con particolare riferimento alla oppressiva presenza del Ministero delle Finanze che non solo è colui che paga gli stipendi ai giudici ma anche quello che gestisce il personale di segreteria riducendo così la nostra giustizia ad una, di fatto, dipendenza ministeriale. Sempre a noi va dato poi il merito di aver su ogni fronte istituzionale combattuto per il recupero dello strafalcione che, in bicamerale aveva, nel 1997/98, estinto e cancellato questa giustizia a testimonianza e prova che, ieri come oggi, la nostra classe politica si è sempre distinta per la grande inettitudine e scarsa sensibilità rispetto alle esigenze ed ai problemi dei cittadini. Ma torniamo a noi.

Nei primi mesi del 1998 il Presidente CUGIT, Avv. Grazia Ciarlitto, inizia una strenua battaglia per la rivendicazione dei compensi dei Giudici Tributari, denunciando, altresì, il continuo ed inarrestabile spreco di denaro e la persistente ingerenza del Ministero delle finanze il quale, evidentemente mal sopportando la recente autonomia e terzietà della Giustizia tributaria, anche in virtù della acquista parità con il contribuente, sancita nel nuovo ordinamento, tenta in ogni modo di ostacolarne il buon funzionamento, prima non erogando i dovuti, seppur miseri, compensi ai Giudici e poi sollevando il problema dell’INCOMPATIBILITA’ professionale ad esercitare la funzione di Giudice Tributario. Inizia una nuova battaglia per la CUGIT, che afferma la necessità di prevedere l’incompatibilità, soprattutto sul piano territoriale, precisando che, anche per i togati esistono istituti quali l’astensione e la ricusazione, che hanno sempre ben funzionato. Privare la Giustizia tributaria della parte specialistica rappresentata dai commercialisti, e tributaristi vuol dire perdere un valore professionale certo, che arricchisce il processo tributario, a tutto favore di chi vede la Giustizia Tributaria come un’occasione corporativistica da governare. La relazione del Ministero delle Finanze sull’andamento della Giustizia tributaria 1.4.96/31.12.98, approvata nella seduta del 27 aprile 1999, scatena la reazione della sola CUGIT, che interpreta tale relazione come un vero e proprio atto di imperio sulle commissioni, su cui, in palese evidenza, il Ministero tenta di allungare la sua “longa manus” per farne un suddito quiescente.

Molte sono le iniziative poste in essere dai componenti il nuovo direttivo CUGIT, tra cui l’intervista fatta dal Segretario Nazionale Francesco Fiore, al Ministro della Funzione pubblica Angelo Piazza, Giudice tributario presso la Commissione tributaria regionale dell’Emilia Romagna, sia sul tema dell’incompatibilità, sia sulla possibilità che GIUDICI NON TOGATI POSSANO ACCEDERE ALLA PRESIDENZA DELLE SEZIONI. Quello della Presidenza delle sezioni tributarie, ma anche delle commissione, è un tema, come su già riferito, sollevato dalla CUGIT come prioritario in tempi che anticipano il dibattito odierno, spostando cioè tale diritto, dall’ereditarietà della toga, a quello della competenza e professionalità del candidato, sia esso laico o togato.

Il 1999 la CUGIT, a tutto campo, profonde le sue energie per risolvere i gravi problemi della Giustizia tributaria, ma non solo, i componenti del direttivo, si impiegano anche su diversi fronti, come i rapporti tra amministrazione e cittadino, le problematiche del personale di segreteria, l’illegittimità costituzionale dell’art. 16, settimo comma, del d.l. n. 5454/92, e del Regolamento per il procedimento disciplinare nei confronti dei Giudici tributari, la ricerca di collaborazione con il personale e i dirigenti degli uffici delle Entrate, del Territorio e delle Dogane al fine di meglio comprendere e affrontare le crescenti problematiche tributarie. Verso la fine dell’anno, la CUGIT organizza il primo “Corso gratuito di formazione per Giudici tributari, per funzionari e dipendenti delle commissioni, per i dipendenti del Ministero delle Finanze e per i professionisti. Vengono poi svolti molti convegni di studio che, negli anni, tratteranno problematiche oggi di pressante attualità quali: “Lotta all’evasione: incidenza nella sfera patrimoniale dei cittadini e delle imprese in relazione alla “capacità contributiva”. La Giustizia socio – tributaria: L’autotutela, l’accertamento con adesione, la conciliazione giudiziaria. Le nuove sanzioni tributarie non penali: aspetti di rilevanza “sociale” e presidi cautelari giurisdizionali”. Pur non volendo oggi soffermarci su tutto quanto sin qui fatto per questa giustizia in cui non abbiamo mai smesso di credere e per cui non abbiamo mai smesso di lottare nonostante le manifestate ostilità di chi vuole monocraticamente dominarla, volendo altresì ricordare quanto sin qui fatto e denunciato, schematicamente, vorremmo che poneste, cortese, diligente attenzione, su alcune altre considerazioni di pubblica e politica evidenza, da noi denunciate e invocate anche nelle susseguenti inaugurazioni degli anni giudiziari tributari:

  1. Il riconoscimento in ambito concorsuale dei titoli acquisiti nella magistratura onoraria anche civile o penale.
  2. L’evidenza sul preoccupante fenomeno di ridimensionamento dell’ambito della giurisdizione tributaria attraverso la qualificazione delle entrate come corrispettivi e non come tributi. In tal senso si è espressa anche la Corte Costituzionale, che ha sottratto materia alle commissioni tributarie, forse nell’intento di far credere al cittadino che certe pretese economiche degli apparati pubblici non equivalgono ad una tassazione.
  3. La richiesta di una formazione gratuita che non gravi sui giudici come accade per il Consiglio Superiore della Magistratura.
  4. La richiesta di un trattamento economico più adeguato, che ricordo essere assolutamente inadeguato, rispetto alla complessità delle questioni sottoposte all’esame del giudice tributario: basti pensare all’abuso di diritto, alla elusione fiscale, alle sospensive di cartelle milionarie, alle richieste da parte del fisco di sequestri cautelari e quant’altro.
  5. Le pari opportunità promosse nel consiglio di Presidenza dal consigliere e già nostro Presidente Grazia Ciarlitto.
  6. L’indennità giudiziaria, dovuta, tenuto conto delle maggiori entrate derivanti dal contributo unificato.
  7. Il funzionamento dei collegi, che sempre sotto organico, arrancano, pur essendo la giustizia tributaria quella più rispettosa anche se con sacrifici personali, pure economici per curare l’aggiornamento e tenere il passo con le riforme e controriforme cui da tempo il potere nomotetico ci ha abituato.
  8. La specializzazione del giudice tributario a tempo pieno, con compensi dignitosi e senza alcun limite al diritto di difesa, nel senso che il contribuente deve poter utilizzare le testimonianze ed il giuramento decisorio e suppletorio onde contrastare gli aggressivi istituti giuridici del fisco.
  9. La totale riforma il processo tributario che non deve più essere gestito ed organizzato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (che è una delle parti in causa), ma auspichiamo possa, senza ulteriori indugi, dipendere dal Ministero della Giustizia o dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con inevitabile cambio di denominazione delle Commissioni in Tribunali Tributari e Corti d’Appello tributarie.
  10. Sempre nell’ottica del giusto processo e della parità dei diritti delle parti davanti al Giudice l’abolizione della riscossione in pendenza di giudizio di primo grado.
  11. La previsione dell’immediata esecutorietà, estesa a tutte le parti in causa, delle sentenze delle Commissioni tributarie.
  12. L’individuazione dei criteri di maggior rigore nell’applicazione del principio della soccombenza ai fini del carico delle spese del giudizio.
  13. La possibilità di chiedere la sospensiva anche in grado di appello e in Cassazione nonché la possibilità di conciliare in ogni stato e grado del processo, al contrario di oggi laddove il contribuente è costretto a conciliare e definire sino alla prima udienza utile di merito e non oltre.
  14. E, infine, l’introduzione degli istituti della testimonianza e del giuramento.

…e mi fermo qui, anche se molto ci sarebbe ancora da dire e relazionare sull’impegno sin qui profuso che testimonia il valore e la totale abnegazione del nostro sodalizio che invece di rincorrere numeriche presenza associative ha sempre lottato per migliorare lo status intellettuale morale della Giustizia Tributaria e dei suoi Giudici. Nell’accommiatarmi rivolgo a voi autorità, esperti, signore e signori, una domanda che è anche una concreta affermazione: cambiare si può e si deve, nell’interesse della Giustizia e dei Cittadini. Ora abbiate il coraggio di dire, di denunciare perché questa volontà di cambiamento, di miglioramento indicata secondo logica ed esperienza, viene continuamente implorata ad ogni inaugurazione ma, nel contempo, scientemente ignorata e disapplicata nell’interesse dei soliti, pochi noti.

Concludendo, volendo citare una nota ed attuale frase di Albert Einstein:

“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare” e a voi, che noi consideriamo “giusti” la preghiera affinché non volgiate da altra parte lo sguardo.

Cav. Franco Antonio Pinardi

Segretario generale della Confederazione Unitaria Giudici Italiani Tributari C.U.G.I.T.